venerdì 23 dicembre 2011

alle sette di sera

il rosso dello smalto
illude le dita
il cappoto ripara dal freddo
ma a volte neanche da
quello.
l'aria entra negli occhi
e allora è finita
pensi
l'aria entra in gola
e allora è iniziata
pensi.
vedere qualcosa di dorato
mi fa pensare ai sogni da bambina
mi fa pensare a nonna.
a volte sei qui che mi parli all'orecchio
a volte sei lì che prendi a calci
il mio sapore
anche io voglio vedere le centrali della luce elettrica
mischiarmi ai fumi
verdi e rosa
nostri
prendi questa valigia
inquieta
e gettala
da un balcone
da un dirupo
dalla bocca.

lunedì 12 dicembre 2011

(s)corro

le visioni mangiano la mente
i pensieri russano
non ci svegliate
scavo nell'aria
la differenza
la differenza
la distanza vernicia
la memoria
la distanza mi corre
addosso
resisto perchè esisto
e sto perchè resto.
ho le gambe piene
di risate e urla.
cascano palchi
mentali
e veri.
voglio la vita.

options

live me 






(or leave me)

martedì 6 dicembre 2011

ora

millenovecentottantotto

fà le capriole sul letto dei suoi genitori. prende la rincorsa e si butta.
il materasso fà sempre lo stesso rumore che fà arrabbiare la mamma.
più fà capriole e più si sente forte
più rotola e più ride.
fino a quando,sudata e ansimante
si sdraia,di lato.
davanti a sè quello specchio inutile
perchè lungo e attaccato al letto
non ci si può guardare mai.
ma lei,in quella posizione ci riesce.
le piace fissare la forma dei suoi occhi.
ogni pomeriggio le sembra diversa.
una volta a forma di uovo
un'altra volta sembra un cerchio
la volta dopo una noce.
poi pensa alle cose che la rattristano.
la morte
le sue gambe grosse
davide che non la guarda mai.
piange.
aspetta che la lacrima esca,
come quando si aspetta che nasca un cucciolo.
è così strana
sembra un sassolino
di luce
gli occhi ora sono due piccole cartine geografiche
rosse
si guarda.
ancora.
fino a toccare col naso lo specchio
pulisce l'alone lasciato
-che sennò la mamma si arrabbia ancora-
e sorride.

nina

nina ha il cappotto rosso.
è un mela
spaventata
che cammina
in punta di piedi
per le strade di roma.
il ponte asfaltato
è un braccio
gigante
da cui immaginare
cose dolci.
nina guarda la stazione
vuole sentire la malinconia che solo quel posto le dà.
è tutto così grigio
sembra un film in bianco e nero
che respira.

mETEREOpatia

il pensiero fisso è una pioggia
che ti bagna di frasi
ti percorrono come un'autostrada
morbida
decidono loro quando se ne vanno.
sei sotto il tuo ombrello
emotivo
sbadigli
mangi
vai
sbadigli
vai
vai
la tua calma percuote
e fa venire sonno
vorrei essere te
sotto l'ombrello
a guardare la pioggia
che se ne va.

____

e ora lascio tutto e vendo l'aria

sabato 3 dicembre 2011

the trip

stai lì che cerchi le differenze
che ascolti i vuoti
che accarezzi l'acciaio
perchè il suo freddo ti riscalda
stivali neri
grossi
li porti ai piedi come armature
nuoti sull'asfalto
gli sguardi li lasci per un'altra occasione
i semafori
sono fiori
psichedelici a cui affidi il tempo
la tua attesa
e mentre aspetti che le macchine si fermino
scopri di avere il mare
dentro
e sorridi
ai cani
ai bambini
alle vetrine
alle nuvole

è un viaggio piccolo
è un viaggio immenso
è un viaggio rosa.
ora.
e mai più.
il vuoto è pieno.

giovedì 1 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

i sogni dormono

parentesi aperta

(questo è uno di quei momenti in cui è necessario decidere se essere troppo felice o troppo triste.

my personal frame

ti guardo mentre mangi in fretta
come se stessi per partire e non tornare più
e invece devi solo andare di là
a distenderti sul letto  
e a metterti il cappotto sui piedi
perchè la coperta,si sa,è troppo.
dispersa

andare

i capelli sembrano fatti di farfalle 
marroni
stringe la borsa
come un bambino
di stoffa
chissà perchè
chissà perchè
la apre la chiude la apre 
la rassicura
la metro è aria di metallo che arriva
e le farfalle volano
e poi tornano
camminando attorno agli occhi
verdi
due pozzanghere
tenere
la metro è aria di metallo che arriva dentro
voglio solo andare
pensa
voglio solo andare
vado
voglio solo andare

martedì 22 novembre 2011

vietato ai minori

dormi dormi bel bambino
anche se la vita è un casino
tieni alti i tuoi sogni
anche se del sistema ti vergogni
dormi dormi amore mio
che prima o poi ci pensa Dio
a sciogliere tutto 
dormi dormi amore mio
è stato solo un sogno brutto

lunedì 21 novembre 2011

vuOto

ognuno cerca il proprio posto nell'aria per poter respirare spazi bianchi e sgrassati sono bulimica di certezze che poi vomito tutte insieme nel mio cesso interiore c'è una grotta nella pancia lì dorme la verità sfuorescente che dentro mi accende
la donna incinta ha due cuori dentro di sè.
è una condivisione di spazi che lascia senza fiato.

questa non so se la scrivo.l'ho scritta.

le loro schiene erano lavagne
emotive.

killer love

affettiamoci.

nostalgie

mi manco

lunedì 14 novembre 2011

entra nell'aria come un coltello
corri nel cielo
corri dentro di te
con la luce nel petto
canta la paura
di andare 
di bere posti nuovi
pettina l'emozione
pettina l'emozione
scioglila in alto
falla decollare
i cappotti volano
sono mongolfiere di stoffa
le rondini si attaccano ai fili elettrici
è una collana di perle nere
sospesa.
la nostra casa
mentale
è fatta di carne
dolce
e aspra.
mordo le labbra come fossero pane.

ho fame.
baby,you are my viole(N)t hill
don't listen to my paraNOISE,please

giovedì 10 novembre 2011

martedì 8 novembre 2011

per me è chiaro

io sono nella musica 
è una coperta di vibrazioni
è una piscina
fucsia senza fondo
dove posso tuffarmi nuda
è il polmone che emana
cieli montagne amori
in un respiro solo
è tra le ciglia
è sui capelli
amoreggia con la gola

io sono nella musica io sono fatta di musica io sono nella musica

lunedì 7 novembre 2011

la nostra guerra

bombardami
d'amore
e non sarò distrutta

è un lunedì di ferro.questo

ti porto giù
scendiamo fino al cielo
le lune
ipotetiche
ci faranno la giusta ombra per poterci guardare negli organi
sentimentali
ho un cervello di ferro stasera
che non mi fa pensare
che non mi fa andare
sedami con la tua dolcezza
anacronistica
oppure prendimi
e non torniamo più.

giovedì 3 novembre 2011

ma li mortacci tua

"ma li mortacci tua e de tù nonna".
è la prima cosa che gli sento dire.
a franchino.
un vecchio alto come un semaforo arrugginito,che cammina avanti e indietro davanti alla fermata del 211.
sono le cinque del pomeriggio.
alle cinque del pomeriggio conosco franchino.
ogni  due minuti circa spedisce un "ma li mortacci tua"a chi sta conducendo il bus in quel momento.
"ah signorì,ma lo sai da quanto sto a spettà?me sò fatto vecchio a stà qui".
non porta la dentiera e così la bocca sembra inghiottita dal viso,da cui esce,ogni tanto,un sorriso ferroso,grigio,consumato.
"anvedi quello,ma ndò va?",dice,guardando un signore che gira su una strana bicicletta elettrica.
"ma li mortacci tua!",passa un bus,ma non è quello che serve a noi.
"a signorì ò sai qual'è er segreto pè fà accadè le magie?"
"no,non lo conosco"rispondo.
"devi annà laggiù"mi sussurra indicandomi un muretto vicino alla fermata," e devi dì nà sfilza de parolacce!".
franchino ride.
forse mi sta prendendo in giro,o forse è contento di condividere con me il suo segreto.
"mò sta a guardà",mi dice,già incamminandosi verso il luogo della magia.
arriva vicino al muretto,ed effettivamente lo vedo parlare,come uno studente che sta ripetendo a memoria una formula matematica.
poi torna da me,cammina sulle nuvole.
stiamo in silenzio per qualche minuto.
sono le cinque e mezza.
ad un tratto,come ricordandosi della mia presenza,si curva verso di me,scosta il giacchetto con la mano e mi fa vedere il taschino su cui sono attacchate tre mollette per i panni,una verde una bianca e una rossa.
"aoh,'sta cosa l'ho inventata io eh.è pè ricordà l'Italia".
franchino mi piace,vuole ricordare l'Italia con delle mollette,se la vuole portare dietro come un panno steso sul suo corpo.
"ma che te stai a magnà la gomma?".
"sì",rispondo come se avessi commesso un crimine.
"non se devono magnà le gomme,quelle te prosciugano lo stommaco!"
"ma che fumi?"
"ogni tanto"dico quasi balbettando.mi sento sempre più colpevole.
"eh no.però mò sta cosa no!non devi fumà.pensa che io c'ho un nipote,un pischelletto,che se sta sempre a fumà gli spinelli.mica te fai pure gli spinelli vè?"
"no"rispondo come se qualcuno m'avesse tolto uno scoglio dallo stomaco.
"ecco,brava.insomma,ce stà mì nipote che fuma,poi je dico nà cosa e me dice che n'ha capito.allora je la ripeto e me dice che n'ha capito.aoh,je la devo da dì cinque sei volte.nun capisce 'n cazzo da quAndo fuma!e li mortacci tua!".
passano vari bus,ma il 211 non c'è.
"ciao franchì!",urla di sfuggita un ragazzo che gli passa vicino.
"ciao!"dice franchino.poi si riavvicina a me.
"aoh,ma mi cazzo era quello?"
e ride.
mai facendosi sentire.
è una risata sussurrata.
anche quella è un segreto che mi confida.
"me chiamano franchino ma io me chiamo franco.cioè me chiamo francesco.e te come te chiami signorì?"
"angela".
"angela!che bel nome,è un nome de nà volta,mò nun ce se chiama più nessuno co..anvedi quello..che strano aoh,ma che sta a fà?".
sono delusa.
mi piaceva che franchino parlasse del mio nome.
e invece niente,è passato un ragazzo su un monopattino e il discorso è andato a farsi benedire.
"ma lo sai quant'anni c'ho?"
"settanta",dico.
faccio finta di essere dubbiosa,ma so che ne ha molti di più.
è che voglio compiacerlo,come ha fatto lui con la storia del nome.
"magari!ce n'ho ottantatre!sò rimasto solo io,i miei fratelli sò tutti morti."
"e inipoti?",chiedo.
"i nipoti?quelli vojono solo questi!"con la mano mi fa capire che si riferisce ai soldi.
"nun ce l'ho manco pè mè,li vado a dà a loro?aoh!e li mortacci tua!"
passa un bus.lui sale.
"a signorì,sai che te dico?mò prendo questo!".
non è il 211 però.
sono le sei.
vado vicino al muretto.
e inizio.
li mortacci tua cazzo minchia vaffanculo stronzi merde.
effetivamente sto meglio.






la magia è avvenuta.

venerdì 28 ottobre 2011

mia madre è figlia unica

"Sarebbe bello essere esperti di educazione, economia, politica, religione e tradizioni. Io non lo sono in nessuna di queste cose. Ma sono una madre, e viaggerò".
è un pensiero di audry hepburn.
che oltre ad avere un viso che sembra un pasticcino e una grazia nella pelle nelle mani nel nero dei suoi vestiti, aveva una forza dentro,credo.
sì,penso che fosse forte,altrimenti non mi avrebbe trasmesso una sensazione così.come quella che ho ora.
un luogo,una persona,un cibo,possono essere i nostri libri vivi.
che ci parlano dello spazio,di chi ci vive,oltre a noi,che ci parlano dell'amore,dei miracoli.
la forza di queste parole straripa anche dalla maternità.
le madri sono terra fresca.
sono una ninna nanna cantata ad occhi chiusi non per empatia,ma per stanchezza
sono un grido
sono un odore che non trovi da altre parti
sono un posto dove andare dove rannicchiarsi dove sfamarsi dove piangere dove sbattere la porta

a volte guardo il sedere di mia madre e ci vedo il mondo.
e questo mi fa stare bene.

giovedì 27 ottobre 2011

senza titolo

non riesco ad abituarmi alla vita.
non riesco a capirla.
non riesco ad entrare dentro di lei e a chiudere la porta.
la porta resta socchiusa,sempre.
per avere la facilità di spalancarla con un gesto,in caso di emergenza,e correre via.
non significa che non ho voglia di vivere,anzi.
più passa il tempo e più sono contenta di esserci anch'io.
qui.nella vita.
ma mi chiedo come sia possibile che ancora,a ventotto anni,io non riesca ad abituarmici.
mi stupisco del fatto che non sono l'unica a sentire il dolore,a percepire la perdizione,ad avere,dentro,la paura.
me lo devo sempre ricordare.
sicuramente questo è un segno del mio egoismo,da tanti diagnosticato negli anni.

ma cosa sto scrivendo?

a te capita di sentirti dentro un cuscino d'aria?con le orecchie sedate,gli occhi svenuti,la mente lentamente epilettica?
che ti sembra che ci sei solo tu.o che ci sono tutti,coi loro amori che vanno come devono andare gli amori,con le loro spiegazioni,con le loro sofferenze che aprono e chiudono nel tempo giusto,che ci sono tutti,insomma,e tu no?
giorni fa ho avuto la febbre quasi a quaranta.
e ogni tanto ero felice,perchè mi sembrava di essere come gli altri.

mercoledì 19 ottobre 2011

lo stomaco viola

lo stomaco è una prugna secca
la gente urla
sul bus
per strada
in cucina
dentro di sè.
e lo stomaco è una prugna secca.
il lavoro dura una settimana un mese forse un anno.
o forse non dura perchè non c'è.
e lo stomaco è una prugna secca.
il corteo di pace è come il latte
infettato dall'inchiostro
versato dall'alto coll'imbuto.
e lo stomaco è una prugna secca.
non sai amare non sai amare.
e lo il mio stomaco è una prugna secca.

giovedì 13 ottobre 2011

per fare un albero ci vuole un fiore

ho conosciuto un bimbo che mangiava fiori.
poi quel bimbo è cresciuto e i fiori sono diventati alberi.
beve tanto per farli crescere.e ogni tanto gli dà un pò di latte per rassicurarli.
che nel suo stomaco non c'è qualcuno che li vuole abbattere

martedì 11 ottobre 2011

no exit

le prigioni italiane sono scatole
ammuffite.
speranze svolazzano
come tante zanzare
stordite dalla noia.
sono uccelli
appiccicati i carcerati

la morte
è il volo
dentro un cielo che gli è stato ormai strappato
se senti anche tu le fisarmoniche nella pancia significa che sta succedendo qualcosa

trombe d'aria

il suono delle trombe di questa canzone crea sorrisi in casa.
come fisarmoniche si aprono
si chiudono
producono aria buona
che sa di sapone
di giostra
di lenzuola pulite.
il vento freddo corre per le strade come  una mandria di bisonti
trasparenti.
le macchine si moltiplicano.
sono api nere che mi grattano il cervello.
il vento è grosso
è un mare di fiati
camminare fà paura
a chi troppo leggero si sente

mercoledì 5 ottobre 2011

ninna nanna per non dormire

ninna nanna ninna oh
questo disoccupato a chi lo dò
lo darò al lavoro nero
che se lo tiene un giorno intero

dindolon

il cervello dondola
è un'altalena
di carne.
vai su.
 e ti sembra di sbattere la testa contro il cielo
di sfondarlo
entrare nel suo stomaco.
ma poi scendi
prima piano
che ancora stai sorridendo
che ancora profumi di azzurro
vai giù vai giù vai giù.
che coi piedi rastrelli la terra
le fai il solletico.
e tutto di nuovo si ferma.

lunedì 3 ottobre 2011

se sei stanco puoi dormire nella mia mente
le mie idee
erbose ti canterebbero una ninna nanna
di fiori
frasi ancora interrate

ci ricamano le teste lo so
ma te continua a dormire

siamo centrini
inconsapevoli

e troppo sentimentali









mercoledì 28 settembre 2011

a forza di scrivere d'amore
e di anime
alla mia mente è venuto un diabete
denso.


mi hanno detto di darmi alla poesia civile.
che qualcuno mi ci porti

slow mood

a volte le inquietudini sono così mosse da appiattire l'anima
ambisco alla lentezza
spirituale
ad una lentezza che sa di fragola.
questo momento è come un baule
rovisto sensazioni
incertezze
impolverate.
oggi un bimbo mi ha dato un bacio
lento


un bacio che sapeva di fragola.

martedì 27 settembre 2011

martedì 20 settembre 2011

ho bisogno di dormire.
non perchè sono stanca.ho bisogno di dormire per togliere l'inchiostro al mio cervello che scrive cancella riscrive cancella scrive cancella.cancella.scrive.
tagliare i capelli non taglia un atteggiamento lo so.
ma mi ricorda che devo farlo.

lunedì 19 settembre 2011

abbiamo bisogno degli attacchi di panico per trovare una scusa per calmarci.
scritto così forse fà meno paura

giovedì 15 settembre 2011

lunedì 12 settembre 2011

voglio passare dentro la luce
voglio passare dentro quest'ora
voglio passare dentro la foto
voglio passare dentro la testa di chi deve prendere decisioni importanti
voglio passare dentro il cuore di chi sta per venti ore su una nave senza sapere cosa c'è dopo
voglio passare dentro le mani per esserci quando nasce il tremore

èunapasquamentalequestoamore

si era costruita nidi in testa
lì i pensieri erano covati.
poi vide il mare per la prima volta.
lo vide in una pupilla
zuccherata di onde.
le uova si ruppero
all'improvviso

le rondini finalmente poterono spaccare il cielo.

domenica 11 settembre 2011

attraVERSO

vorrei che ogni volta che attraversassimo un essere umano fossimo capaci di condividere il suo stomaco la sua storia il suo dolore il suo modo di cucinare
anche se c'è troppa cipolla anche se c'è troppo peperoncino


voglio attraversare
passare dentro e sorridere

mah.

stamattina ho visto la normalità spiarmi da dietro la poltrona

non aver paura le ho detto
ti stavo aspettando

tomato soul

i pomodori crescono nella pancia
come tanti embrioni rossi
si arrampicano fino alla testa

ho il sugo nel cervello
e non so come cucinarlo

portatemi oltre
portateci oltre
portatemi oltre

state tranquilli che i pomodori crescono
se si trascura l'orto delle proprie emozioni ci si ritrova a dover estirpare erbacce
rese prepotenti dall'assenza di qualcuno che comandi
che decida quando dare acqua
quando spostare il vaso a seconda del sole
quando cullare la terra con le mani
le parole sono pigre
si svegliano tardi
coi capelli obliqui
un suono batte come un tamburo nel mio petto
immagini di torri che si squagliano come gelati
di plastica
facce condite di terrore
equivoci essenziali sulle responsabilità
viva il presidente che ci vuole salvare
viva il presidente che ci vuole salvare

è una festa partorita male.

giovedì 1 settembre 2011

ci infiocchetano l'anima
coi loro slogan
gonfi di vuoto

più lavoro per tutti
più benessere per tutti

voglio l'onda
voglio avere il coraggio di rincorrerla
acchiapparla


ho bisogno che mi spari la speranza  nelle vene
per poter dire che qui va bene
e che lì non si muore
più

disinfettami dalla menzogna

qui va bene
lì non si muore più


mangia il suono
mangialo fino a volare



questa notte è viola
la birra scende in gola come una cascata romantica.
e chissà poi dove se ne va, la birra.

il sorriso  di un bimbo povero mi ubriaca.

io che a volte mi chiedo dove l'africa sia,se esista davvero un luogo così nero.e bianco.e nero.
i bambini sono rondini che vanno in bicicletta
rondini con magliette grandissime a righe verdi e gialle.
il sorriso di un bimbo povero mi ubriaca

persone
strizzate come panni


la dignità galleggia
in questo lago bianco


martedì 30 agosto 2011

quel giorno avrei voluto  ficcare il mio cuore in un televisore
avrei potuto accenderlo
alzare il volume
modificarne il colore
avrei voluto remare dentro qualche storia
di quelle che  non si ha paura di amare
di starnutire dubbi

quel giorno è durato tanti giorni.
ma il mio sangue è morbido ora




domenica 28 agosto 2011

intorno alle palpebre le stelle
riempiono la mia aria
ottica già obesa di incertezze
se cerchi la mia luce accendimi le mani
col tuo odore
con le danze
mentali

fuori le nostre stanze la guerra stupra il mondo



due ali sulla schiena di un uccello
folle
io e te.
(nonsosecapitaancheatecheletendedellatuacamerarossasigonfinoesgonfinocomepolmonialvento)


souvenir

in un sacco a pelo è racchiuso il mio sorriso

sabato 30 luglio 2011

i

a volte ho paura che questo spazio sia un pozzo di sensazioni
lanciate senza guardare dove.
a volte penso sia un'autostrada percorsa da occhi veloci.
questo non mi fa paura ma butta in aria.
e resto attaccata al cielo.
forse sono una dei pochi seguaci del romaticismo cementato.
chissà ora cosa stai guardando.
potrei dirti che voglio che tu sia qui.
a sentir fame con me.
a lavarti i denti con me.
ad aprire armadi con me.

ma non lo faccio
perchè so solo che hai gli occhi  tutti d'un colore
senza sfumature
e i denti un pò storti un pò timidi.
che inspiri ed espiri la musica
come me
che forse potrei accarezzarti come tu vuoi
e tu potresti toccarmi i capelli come io voglio.



il mio meteo emotivo prevede che starò ferma
a meno che il tuo sole
non cada



qui.

mercoledì 27 luglio 2011

desiderio numero quattro

e solo per quel pomeriggio fu rapita da un albero

the poet

a questa il titolo glielo metti tu?

(la mia poesia può cariarti la mente,lo so.
è solo che vuole uscire.

la mia poesia vuole camminare.
vuole farti uno scherzo.
vuole sussurrarti un saluto.
vuole schizzarti.
vuole farti una serenata con le mani.
vuole asciugarti il cuore bagnato.

la mia poesia vuole uscire
non riesce a dormire
vuole uscire)

martedì 26 luglio 2011

passate previsioni

piovevi sopra l'anima.

don't panic,baby

è come se la gola si rannicchiasse.
e allora ti sembra di non ricordare più il tuo nome.
una quiete ti copre tutta come un lenzuolo.
pensi ora se ne va ora se ne va.
e invece si sdraia accanto a te
come cane stanco dopo un lungo viaggio.
a volte è blu
a volte è rosso
e tu te ne stai lì
come una stella marina senza il mare.

venerdì 22 luglio 2011

autoconferme

nonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoicanonsonoparanoica

martedì 19 luglio 2011

il viaggio verde

corro con la testa più lunga del corpo,
con la testa che scanza l'aria brutta.
dagli alberi le campane suonano.
è il compleanno di questo bosco.

sfiorariamoci le piccole pance
piene di frasi e fragole.

corri.
scriverò con la mia ombra un poema
su quest'erba.
ora sento le campane nella testa












ma non è il mio compleanno.
questo blog è un tessuto di errori.

frasi ricoverate
parole malate
virgole invadenti.

spruzzo imbarazzo da tutti i miei cuori.

lunedì 18 luglio 2011

anche questa va a finire che la capisco solo io

ho comprato un paio di scarpe che hanno una fantasia leopardata.
non sono fatte di pelle di leopardo,hanno solo una fantasia leopardata.

l'ho fatto.

sono entrata nel negozio,le ho provate.
poi le ho tolte.
le ho riprovate e le ho tolte di nuovo.
ho fatto un giro nel reparto delle magliette.
ma niente.
sono tornata da loro.
ce n'erano poche e avevo paura che sarebbero terminate.
così,dopo essermi guardata intorno,le ho riprovate.
mentre le guardavo ai piedi immaginavo che probabilmente qualcuno stava osservando quella scena da un pò.
ho ceracto di sgonfiare questo pensiero e le ho tolte.
sono uscita dal negozio.
e ho fatto ciò che mai avrei voluto fare.
ho chiamato mia madre,sperando che mi allontanasse dall'intento di comprarle.
"pronto?"
"pronto mamma,che pensi della fantasia leopardata?"
"beh,non ho un'opinione precisa sulla fantasia leopardata"
"va bene,ma a cosa ti fa pensare?"
"a niente"
"il leopardato,a parte ai leopardi,non ti fa pensare a qualcosa?"
"veramente no.è una fantasia.ma perchè questa domanda?"
"mi piacciono delle scarpe ma sono fatte con una stoffa a fantasia leopardata."
"e allora?se ti piacciono comprale.più che altro stai attenta che non ti facciano male come la solito al tallone.ciao"
"grazie.ciao"
sono tornata in negozio,le ho provate altre quattro volte.e alla fine le ho comprate.


una scarpa non è sempre una dichiarazione di intenti.







sabato 16 luglio 2011

duecentoundici e altre storie

i bus sono dei laboratori antropologici.
scatole che trasportano storie,pensieri,imbarazzi.

già alla fermata,in attesa che il bus arrivi,si aprono le danze dei cuori.
si fa finta di analizzare scrupolosamente la tabella degli orari,ma in realtà si cerca con la coda del cuore,appunto,uno sguardo una pelle un corpo che ci accolgano che ci ascoltino o ci permettano di ascoltare.
e così si inizia  a parlare del ritardo del 211,che quando è inverno passa lentamente a causa del traffico e quando è estate passa lentamente a causa della riduzione del personale.
ma ci vuole un attimo,basta un attimo per iniziare a mettere le mani nella propria esistenza e tirare fuori un dolore una gioia un segreto.
da un pò di anni ho un obiettivo:salire sul bus e fissare un punto,sempre lo stesso,fino alla fermata dove devo scendere.
penso sia un modo  per non mischiarmi al concerto di esperimenti umani che mi circonda.
io ci provo,ma poi davanti al mio sedile c'è la signora che mi dice che ha aspettato cinquanta minuti il 211,che se fosse andata a piedi sarebbe andata tornata e avrebbe iniziato pure a preparare il minestrone per il figlio che si sta per laureare in medicina.
mentre l'altro figlio è già laureato in sociologia ma non è riuscito a trovare un lavoro che gli piace,e quindi si è dovuto accontenatre di un posto in un call-center.
io ci provo ma nel sedile davanti al mio c'è una ragazza che tiene in braccio un bimbo che piange.
lei gli tende il biberon ma il bimbo continua a piangere.
poi prova a dargli un gioco,una specie di sonaglio colorato ma niente,il bimbo piange ancora.
e allora la signora che gli sta accanto le dice di tentare col ciuccio,ed effettivamente così il bimbo si tranquillizza.
la ragazza ringrazia,dice che è stanca,che non ha dormito tutta la notte perchè enrique ha pianto spesso.
la signora le dice che capita quando sono così piccoli,che lei pure ha una figlia,che ora è una ragazza.
dice che quando aveva un anno piangeva sempre la notte,e allora lei si alzava le accarezzava le manine e la bimba si addormentava.
io ci provo,ma dietro di me c'è una ragazzina,avrà quattordici anni,che parla ad alta voce con le sue amiche.
dice che con marco si sono baciati,che però lui è uno stronzo perchè esce anche con martina,quella della terza b.
e allora le amiche dicono che martina è una cretina,che va con tutti,e di provarci con fabio,che quello bacia bene e non esce con due tipe contemporaneamente.
la ragazzina annuisce,masticndo la gomma come se la lingua stesse impastando il pane.
annuisce.sì,marco è uno stronzo,quando richiamerà lei gliene dirà quattro,anzi non risponderà proprio alla chiamata.
le amiche fanno partire una canzone neomelodica sul cellulare.
cantano con passione in dialetto napoletano.
squilli,tanti.
lei guarda lo schermo.il nome "marco"appare e scompare ripetutamente.la sta chiamando.
"lascia perde,è nò stronzo t'ho detto".dice l'amica con il piercing sulla lingua.
ma lei non ce la fa.
"amò!oh,'ndo stai?t'ho chiamato cinque volte,che stavi a fà?"
le amiche scuotono la testa e continuano a cantare.
"vabbè mò scendo dal 211 e vengo da te".
spinge il pulsante arancione,il bus si ferma e la ragazza va.
ho un vuoto così colmo di roba
da dire
mangiare
scrivere



che non riesco a travasarlo da me a te.

martedì 12 luglio 2011

martedì sera è così

sto leggendo un libro.
si chiama "la nausea"ed è stato scritto da Jean-Paul Sartre.
nella prima pagina incontro una frase e mi fermo.
"ecco quel che si deve evitare,non bisogna mettere dello strano dove non c'è nulla.credo sia questo il pericolo,quando si tiene un diario:si esagera tutto ,si sta in agguato,si forza continuamente la verità".
io forse sto in agguato.
in agguato dei dettagli.

nei dettagli ci viaggio dentro.
ci dormo dentro,ci mangio dentro ai dettagli io.
fissare gli occhi di mia madre mentre guarda un film è un dettaglio di cui non posso fare a meno.
sentire l'odore del cuscino prima di addormentarmi è un dettaglio di cui non posso fare a meno.
ricordare mio nonno mentre mi faceva il solletico,i suoi denti in quel momento,è un dettaglio di cui,no,non posso fare a meno.
forse i dettagli sono belli.
e dolci.
sono come i fiori.
gli devi dare l'acqua ogni giorno.
e aspettare.
quando ti dimentichi che stai aspettando,si aprono.
e tutto prende luce.

mercoledì 6 luglio 2011

i vecchi
sono
bambini
con la pelle stropicciata.

Niculì

quante cose fà per me Nicola.
mi porta con sè sul motorino.
lui si mette il giornale sotto la maglietta per non farsi portare via il petto dal vento.
ma a me non lo mette il  giornale.
c'è la sua schiena bianca di gesso a proteggermi.
Nicola ha i baffi come gli attori di Hollywood degli anni cinquanta.
a me piace quando a pranzo e a cena beve il vino.
da come lo culla nella bocca si capisce se gli piace.

Nicola è davvero buono come il pane.
a me il pane piace tanto,è il mio cibo preferito.
le sue mani marroni
come laghi
stringono le mie.
e tutto il resto
in un attimo
cade.

assioma

                                                                                            un'opinione può nascere anche sotto la doccia.

domenica 3 luglio 2011

la poetica della pancia

con tutto quello che ha dentro,
la pancia
in un'altra vita
sarà una scrittrice.
quando sei in casa, poco prima di uscire,metti su il disco di un cantante che ti piace.
poi esci.
ma non sbattere la porta.
chiudila con delicatezza.
lascia che la musica galleggi per le stanze.
lascia che faccia un concerto per il tuo armadio,per il quadro all'ingresso,per la candela bianca piena di polvere.
per il letto rosso che ti porta in braccio ogni notte.
e per lei,per la finestra della stanza.
è vecchia ma ti fa vedere benissimo ciò che vuoi.
la casa ti tiene sempre dentro di sè.





sii gentile con lei.

da ascoltare mentre si legge la canzone

mi hanno detto che sei intelligente per avere sei anni.
che ascolti.
e parli solo dopo che tutte le parole si sono amalgamate nella tua testa.
che vorresti essere amico di remì.
quello dei cartoni animati.
per poter camminare con lui su quei viali bianchi di sassi.
magari posso venire anch'io.
io non mi intrometto nella passeggiata.io vi seguo.
voglio solo vederti di spalle.
e accarezzare il cane.

siediti,ascolta delle canzoni che ho conservato per te.
siediti,e finalmente guardiamoci.










sabato 2 luglio 2011

il padre continuava a dirgli di stare fermo.
"smettila!"urlava.
la madre lo guardava non come una mamma, ma come una di quelle signore che quando guardano i giovani lo fanno con disprezzo, sostenendo che quando erano giovani loro certi atteggiamenti i bambini non li potevano avere.
il fioraio,indiano,lo fissava,distratto solamente dai vasi che cadevano per il forte vento e che istantaneamente andava a riaddrizzare.
ma il bambino,lì davanti alla panchina della fermata, continuava.
faceva una cosa strana e ripetuta.
saltava,tendeva un braccio verso la strada ed apriva e chiudeva la mano.
ogni volta che accadeva rideva.

ai piedi aveva dei sandali di gomma verdi.


poi ad un certo punto si sentì"anche questa l'ho presa!"e la solita risata.
forse,in quell'istante,qualcuno capì che il bambino stava solo cercando di afferrare con le mani le automobili che gli passavano davanti.





da cosa nasce un'opinione?

abbagli

oggi niente poesie.
mi sono svegliata sentendo il pianto di un cane.
nel frangente in cui si scende dal sogno per calarsi nella realtà ho sentito il  pianto di un cane.
mi sono chiesta perchè fosse così triste.
forse si è fatto male,forse non l'hanno capito,forse anche lui ha dormito male,ho pensato.
completamente sveglia e coi capelli un pò brilli non ho sentito più alcun suono.
stupita,mi sono affacciata alla finestra.
tutto era calmo.
sono andata in terrazza ,ma a parte la solita coppia che al balcone di fronte litiga ad ogni ora,non c'erano rumori.
eppure io ho sentito,continuavo a sussurrarmi.

forse non era un pianto.
forse era una risata.
in fondo mica lo so con certezza com'è il pianto di un cane.
forse non era poi così triste.
anzi,forse si stava divertendo.
stava giocando con la palla.
rincorreva un bambino.
mangiava i suoi biscotti preferiti.


(o forse era il cane che è dentro di me che voleva svegliarmi)

venerdì 1 luglio 2011

ti immagini
essere un uccello
camminare nell'aria
leccare le nuvole
aprirsi al vento

ti immagini
essere un un pesce
appendersi all'acqua
farsi bere dalla corrente
respirare la velocità
e la dolcezza
tutta d'un fiato

dacci un taglio

io mi taglio spesso i capelli.
perchè quando lo faccio sento una rondine che parte dalla mia pancia passa per la gola ed esce fuori.
và.

mercoledì 29 giugno 2011

privilegi

certi nostri odori li capiamo solo noi

il sabato giusto

verso le undici uscì per farla finita.
questa volta per davvero.
non aveva ancora deciso come,ma doveva accadere in un modo che facesse parlare.
così che che almeno in quell'occasione,chi non aveva mai puntato su di lei,si ricredesse, e ammirasse la modalità di quell'ultimo gesto.
indossava il suo vestito delle feste.
quello rosso coi fiori.
rose un pò aperte e abbronzate di bianco.
faceva così caldo che la strada sembrava stare dietro ad un vetro ondulato,di quelli che si mettono al bagno.
in giro c'era solo un signore che leggeva il giornale seduto su una panchina e un gruppetto di bambini che giocavano con l'acqua vicino alla fontana.
la normalità di quel momento la irritava.
quando lei avrebbe fatto quel gesto i bambini sarebbero corsi via e forse l'anziano signore sarebbe rimasto seduto in panchina senza accorgersene.
non fa niente,pensava.
qualcuno alla finestra mi vedrà, e comunque l'importante è che almeno al funerale mettano il cd di billie holiday e parlino di quante cose belle e dolci ho fatto nella vita.
non aveva lasciato scritto niente.
voleva dare l'impressione di una scelta fatta all'improvviso.
in realtà ogni sabato mattina sembrava quello buono.
da un anno.

un caffè.
quella mattina prima del grande gesto serviva un caffè.
e così maria entrò al bar.
gino la guardò di sfuggita.
era agitato perchè un gruppo di turisti gli stava facendo tante domande in spagolo e lui lo spagnolo non  lo conosceva.
gino a malapena parlava l'italiano,e solo in certe occasioni,per esmpio ai colloqui coi professori della figlia.
"tu sai dire in spagnolo che non conosci lo spagnolo?"
"se lo dicessi vorrebbe dire che lo conosco,no?"
"mò te metti a  fà ste sofisticherie?ò conosci o no?"
"no mi spiace.mi prepari un caffè per favore?grazie gino"
a maria piaceva quando le persone a fine frase usavano"per favore" e "grazie".
si sedette al solito tavolino vicino ai videogames.
c'era un ragazzino che continuava a pigiare un pulsante con una forza non richiesta.
"dai!dai!no,così no!"urlava.
maria era indecisa se cambiare posto.
in quell'attimo qualcuno girò la chiave del bagno.
la porta si aprì.
nessuno uscì.
dopo qualche secondo dal buio del cesso emerse  un uomo.
gino portò il caffè al tavolo di maria.
l'uomo si curvò verso di lei,dietro la sua schiena.
senza farsi vedere le sussurò"posso sedermi a questo tavolo,per favore?"
maria sobbalzò.
le urla del ragazzino avevano coperto ogni suono e lei non si era accorta che qualcuno si stava avvicinando.
"scusi,cosa ha detto?"
"le ho chiesto se posso sedermi qui a questo tavolo,per favore."
ora l'uomo si era fatto vedere.
era alto.
aveva tanti capelli neri che facevano le capriole sulla sua testa.
indossava una camicia anni '70 gialla coi fiori verdi.
me lo ha chiesto per favore,pensò maria.
"sì,può"
"grazie".
e ora mi ha detto anche grazie.
maria aprì la bustina di zucchero.
preferiva farlo cadere un pò mentre lo versava nel caffè,piuttosto che agitare la bustina.
era un gesto che la infastidiva e ogni volta che qualcuno lo faceva lei doveva pensare a qualcosa di bello,altrimenti le veniva voglia di alzarsi e andare via.
"mi sono seduto qui perchè ho bisogno di un consiglio."
"glielo darei volentieri,ma fra poco dovrò fare una cosa molto importante quindi.."
"ci vuole un attimo.mi deve solo dire che ne pensa"
"di cosa?"
"dei miei baffi"
"i suoi..?"
"i miei baffi.nel pomeriggio incontrerò una ragazza di cui sono innamorato.
ma i baffi.non so,crede sia il caso che io li tolga?"
i suoi occhi verde rane bagnarono il viso di maria.

l'uomo,evidentemente in attesa di una risposta al suo quesito,fece un cenno con la mano a gino,che arrivò subito.
"dottò,famo il solito?"
"no grazie gino,oggi è meglio di no.prendo un caffè macchiato,come la signorina".
il barista sembrava deluso da quell'ordinazione.
finora al suo bar,solo un cliente gli aveva ordinato qaulcosa di entusiasmante.
un bicchiere di latte,menta e un pò di sambuca.
"signorina,allora che mi dice?"
maria sentiva caldo.
sentiva il sudore che colava sulla sua testa come cioccolato sul gelato.
"non lo so.io sto pensando ad altro.le ho detto che presto dovrò.."
"deve solo dirmi se è il caso di toglierli o no.sa,la donna di cui sono innamorato è molto raffinata,elegante.
non vorrei dare un'impressione,ecco,un pò sbiascicata di me."
"un pò cosa?"
"un pò sbiascicata.di uno che trascura la sua immagine,capisce cosa intendo?"
"in verità no e non mi interessa.se ancora non l'ha capito,in questo momento non riesco a concentrarmi.
sto pensando solo al mio impegno.anzi,è tardi.io dovrei andare."
"ah,ho capito.ha un appuntamento con un uomo!anche lei è preoccupata perchè è la prima volta.è così,eh?grazie gino.tieni,il caffè lo offro io alla signorina."
disse l'uomo tirando fuori dalla tasca una banconota tutta arrotolata.
"grazie.non doveva."
"siamo sulla stessa barca,offrirle un caffè è il minimo che io possa fare!"
maria si passò la mano sulla fronte bagnata.
"oggi io mi ucciderò."
disse molto lentamente.
"ah.quindi nessun appuntamento galante!e io che la reputavo una specie di mia compagna di avventure!"
l'uomo fece una smorfia di disapprovazione e bevve tutto d'un sorso il caffè.
"le confido un segreto."disse avvicinando la testa a quella di maria che gli stava di fronte."a me quelli che agitano le bustine di zucchero mi stanno antipatici!".
e tornò seduto composto sulla sua sedia.
maria per un attimo si stupì di quel segreto,che in fondo era anche il suo,poi a voce alta disse
"ma ha capito cosa ho detto?io oggi mi ucciderò!lo farò davvero!"
"sì sì ho capito.le dà fastidio se fumo?"
"a parte che qui non si potrebbe fumare e poi.."
"gino,un altro caffè per favore!come li fai tu non ce ne sono in giro!"
"grazie dottò,c'ha sempre nà parolina bona pè me!"
maria non sapeva cosa pensare.era agitata da quella leggerezza
verde.
"..stavamo dicendo?ah sì,che lei non avrà un appuntamento con un uomo come avevo immaginato.ah,ecco!deve ancora darmi una risposta sui baffi.ci pensi.ho ancora cinque ore a disposizione.anzi,quattro ore e quaranta minuti ,perchè se sarà il caso di toglierli dovrò passare a casa e tra l'arrivare e il tornare ci vogliono almeno venti minuti."
l'uomo accese una sigaretta e guardò verso l'uscita.
come se al tavolo fosse all'improvviso solo.
fuori al bar passò un signore che alzò la mano per salutarlo.
"ciao armandì,fà il bravo,eh!"urlò l'uomo dal tavolo.
ho preso il caffè con un pazzo.gli ho detto che mi ucciderò e non gliene frega niente.
maria era triste.
non era così che si era immaginata quella mattinata.
"ora devo andare.arrivederci.grazie ancora del caffè.",disse mentre si alzò dalla sedia,sulla quale il sudore aveva disegnato la forma delle sue natiche.
(quell'immagine sembrava un quadro da appendere ad una  camera da letto).
"e il consiglio che le ho chiesto?risponda alla mia domanda,per favore"
anche in quel frangente così disperato,la cortesia di quell'uomo bussò all'animo tormentato di maria.
"penso che non debba toglierli.sta bene.a me piacciono gli uomini coi baffi."
maria non li disse,ma quello,dopo la questione della bustina dello zucchero,era il suo secondo segreto.
"che bella notizia!grazie,signorina!ora so cosa fare!ah,scusi,prima che mi dimentico,se ha intenzione di farsi investire,sappia che a quest'ora non passano macchine.dovrà aspettare almeno un paio d'ore.quando gli impiegati escono per la pausa pranzo,per esempio.
perchè non aspetta qui con me?chiacchieriamo un pò.e poi gino fa dei panini ottimi!".
maria,decise di non pensare e si sedette di nuovo.
guardò gli occhi verde rane dell'uomo e pensò che in fondo,anche quel sabato,non era quello giusto.