giovedì 3 novembre 2011

ma li mortacci tua

"ma li mortacci tua e de tù nonna".
è la prima cosa che gli sento dire.
a franchino.
un vecchio alto come un semaforo arrugginito,che cammina avanti e indietro davanti alla fermata del 211.
sono le cinque del pomeriggio.
alle cinque del pomeriggio conosco franchino.
ogni  due minuti circa spedisce un "ma li mortacci tua"a chi sta conducendo il bus in quel momento.
"ah signorì,ma lo sai da quanto sto a spettà?me sò fatto vecchio a stà qui".
non porta la dentiera e così la bocca sembra inghiottita dal viso,da cui esce,ogni tanto,un sorriso ferroso,grigio,consumato.
"anvedi quello,ma ndò va?",dice,guardando un signore che gira su una strana bicicletta elettrica.
"ma li mortacci tua!",passa un bus,ma non è quello che serve a noi.
"a signorì ò sai qual'è er segreto pè fà accadè le magie?"
"no,non lo conosco"rispondo.
"devi annà laggiù"mi sussurra indicandomi un muretto vicino alla fermata," e devi dì nà sfilza de parolacce!".
franchino ride.
forse mi sta prendendo in giro,o forse è contento di condividere con me il suo segreto.
"mò sta a guardà",mi dice,già incamminandosi verso il luogo della magia.
arriva vicino al muretto,ed effettivamente lo vedo parlare,come uno studente che sta ripetendo a memoria una formula matematica.
poi torna da me,cammina sulle nuvole.
stiamo in silenzio per qualche minuto.
sono le cinque e mezza.
ad un tratto,come ricordandosi della mia presenza,si curva verso di me,scosta il giacchetto con la mano e mi fa vedere il taschino su cui sono attacchate tre mollette per i panni,una verde una bianca e una rossa.
"aoh,'sta cosa l'ho inventata io eh.è pè ricordà l'Italia".
franchino mi piace,vuole ricordare l'Italia con delle mollette,se la vuole portare dietro come un panno steso sul suo corpo.
"ma che te stai a magnà la gomma?".
"sì",rispondo come se avessi commesso un crimine.
"non se devono magnà le gomme,quelle te prosciugano lo stommaco!"
"ma che fumi?"
"ogni tanto"dico quasi balbettando.mi sento sempre più colpevole.
"eh no.però mò sta cosa no!non devi fumà.pensa che io c'ho un nipote,un pischelletto,che se sta sempre a fumà gli spinelli.mica te fai pure gli spinelli vè?"
"no"rispondo come se qualcuno m'avesse tolto uno scoglio dallo stomaco.
"ecco,brava.insomma,ce stà mì nipote che fuma,poi je dico nà cosa e me dice che n'ha capito.allora je la ripeto e me dice che n'ha capito.aoh,je la devo da dì cinque sei volte.nun capisce 'n cazzo da quAndo fuma!e li mortacci tua!".
passano vari bus,ma il 211 non c'è.
"ciao franchì!",urla di sfuggita un ragazzo che gli passa vicino.
"ciao!"dice franchino.poi si riavvicina a me.
"aoh,ma mi cazzo era quello?"
e ride.
mai facendosi sentire.
è una risata sussurrata.
anche quella è un segreto che mi confida.
"me chiamano franchino ma io me chiamo franco.cioè me chiamo francesco.e te come te chiami signorì?"
"angela".
"angela!che bel nome,è un nome de nà volta,mò nun ce se chiama più nessuno co..anvedi quello..che strano aoh,ma che sta a fà?".
sono delusa.
mi piaceva che franchino parlasse del mio nome.
e invece niente,è passato un ragazzo su un monopattino e il discorso è andato a farsi benedire.
"ma lo sai quant'anni c'ho?"
"settanta",dico.
faccio finta di essere dubbiosa,ma so che ne ha molti di più.
è che voglio compiacerlo,come ha fatto lui con la storia del nome.
"magari!ce n'ho ottantatre!sò rimasto solo io,i miei fratelli sò tutti morti."
"e inipoti?",chiedo.
"i nipoti?quelli vojono solo questi!"con la mano mi fa capire che si riferisce ai soldi.
"nun ce l'ho manco pè mè,li vado a dà a loro?aoh!e li mortacci tua!"
passa un bus.lui sale.
"a signorì,sai che te dico?mò prendo questo!".
non è il 211 però.
sono le sei.
vado vicino al muretto.
e inizio.
li mortacci tua cazzo minchia vaffanculo stronzi merde.
effetivamente sto meglio.






la magia è avvenuta.

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