sabato 16 luglio 2011

duecentoundici e altre storie

i bus sono dei laboratori antropologici.
scatole che trasportano storie,pensieri,imbarazzi.

già alla fermata,in attesa che il bus arrivi,si aprono le danze dei cuori.
si fa finta di analizzare scrupolosamente la tabella degli orari,ma in realtà si cerca con la coda del cuore,appunto,uno sguardo una pelle un corpo che ci accolgano che ci ascoltino o ci permettano di ascoltare.
e così si inizia  a parlare del ritardo del 211,che quando è inverno passa lentamente a causa del traffico e quando è estate passa lentamente a causa della riduzione del personale.
ma ci vuole un attimo,basta un attimo per iniziare a mettere le mani nella propria esistenza e tirare fuori un dolore una gioia un segreto.
da un pò di anni ho un obiettivo:salire sul bus e fissare un punto,sempre lo stesso,fino alla fermata dove devo scendere.
penso sia un modo  per non mischiarmi al concerto di esperimenti umani che mi circonda.
io ci provo,ma poi davanti al mio sedile c'è la signora che mi dice che ha aspettato cinquanta minuti il 211,che se fosse andata a piedi sarebbe andata tornata e avrebbe iniziato pure a preparare il minestrone per il figlio che si sta per laureare in medicina.
mentre l'altro figlio è già laureato in sociologia ma non è riuscito a trovare un lavoro che gli piace,e quindi si è dovuto accontenatre di un posto in un call-center.
io ci provo ma nel sedile davanti al mio c'è una ragazza che tiene in braccio un bimbo che piange.
lei gli tende il biberon ma il bimbo continua a piangere.
poi prova a dargli un gioco,una specie di sonaglio colorato ma niente,il bimbo piange ancora.
e allora la signora che gli sta accanto le dice di tentare col ciuccio,ed effettivamente così il bimbo si tranquillizza.
la ragazza ringrazia,dice che è stanca,che non ha dormito tutta la notte perchè enrique ha pianto spesso.
la signora le dice che capita quando sono così piccoli,che lei pure ha una figlia,che ora è una ragazza.
dice che quando aveva un anno piangeva sempre la notte,e allora lei si alzava le accarezzava le manine e la bimba si addormentava.
io ci provo,ma dietro di me c'è una ragazzina,avrà quattordici anni,che parla ad alta voce con le sue amiche.
dice che con marco si sono baciati,che però lui è uno stronzo perchè esce anche con martina,quella della terza b.
e allora le amiche dicono che martina è una cretina,che va con tutti,e di provarci con fabio,che quello bacia bene e non esce con due tipe contemporaneamente.
la ragazzina annuisce,masticndo la gomma come se la lingua stesse impastando il pane.
annuisce.sì,marco è uno stronzo,quando richiamerà lei gliene dirà quattro,anzi non risponderà proprio alla chiamata.
le amiche fanno partire una canzone neomelodica sul cellulare.
cantano con passione in dialetto napoletano.
squilli,tanti.
lei guarda lo schermo.il nome "marco"appare e scompare ripetutamente.la sta chiamando.
"lascia perde,è nò stronzo t'ho detto".dice l'amica con il piercing sulla lingua.
ma lei non ce la fa.
"amò!oh,'ndo stai?t'ho chiamato cinque volte,che stavi a fà?"
le amiche scuotono la testa e continuano a cantare.
"vabbè mò scendo dal 211 e vengo da te".
spinge il pulsante arancione,il bus si ferma e la ragazza va.

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