mercoledì 29 giugno 2011

privilegi

certi nostri odori li capiamo solo noi

il sabato giusto

verso le undici uscì per farla finita.
questa volta per davvero.
non aveva ancora deciso come,ma doveva accadere in un modo che facesse parlare.
così che che almeno in quell'occasione,chi non aveva mai puntato su di lei,si ricredesse, e ammirasse la modalità di quell'ultimo gesto.
indossava il suo vestito delle feste.
quello rosso coi fiori.
rose un pò aperte e abbronzate di bianco.
faceva così caldo che la strada sembrava stare dietro ad un vetro ondulato,di quelli che si mettono al bagno.
in giro c'era solo un signore che leggeva il giornale seduto su una panchina e un gruppetto di bambini che giocavano con l'acqua vicino alla fontana.
la normalità di quel momento la irritava.
quando lei avrebbe fatto quel gesto i bambini sarebbero corsi via e forse l'anziano signore sarebbe rimasto seduto in panchina senza accorgersene.
non fa niente,pensava.
qualcuno alla finestra mi vedrà, e comunque l'importante è che almeno al funerale mettano il cd di billie holiday e parlino di quante cose belle e dolci ho fatto nella vita.
non aveva lasciato scritto niente.
voleva dare l'impressione di una scelta fatta all'improvviso.
in realtà ogni sabato mattina sembrava quello buono.
da un anno.

un caffè.
quella mattina prima del grande gesto serviva un caffè.
e così maria entrò al bar.
gino la guardò di sfuggita.
era agitato perchè un gruppo di turisti gli stava facendo tante domande in spagolo e lui lo spagnolo non  lo conosceva.
gino a malapena parlava l'italiano,e solo in certe occasioni,per esmpio ai colloqui coi professori della figlia.
"tu sai dire in spagnolo che non conosci lo spagnolo?"
"se lo dicessi vorrebbe dire che lo conosco,no?"
"mò te metti a  fà ste sofisticherie?ò conosci o no?"
"no mi spiace.mi prepari un caffè per favore?grazie gino"
a maria piaceva quando le persone a fine frase usavano"per favore" e "grazie".
si sedette al solito tavolino vicino ai videogames.
c'era un ragazzino che continuava a pigiare un pulsante con una forza non richiesta.
"dai!dai!no,così no!"urlava.
maria era indecisa se cambiare posto.
in quell'attimo qualcuno girò la chiave del bagno.
la porta si aprì.
nessuno uscì.
dopo qualche secondo dal buio del cesso emerse  un uomo.
gino portò il caffè al tavolo di maria.
l'uomo si curvò verso di lei,dietro la sua schiena.
senza farsi vedere le sussurò"posso sedermi a questo tavolo,per favore?"
maria sobbalzò.
le urla del ragazzino avevano coperto ogni suono e lei non si era accorta che qualcuno si stava avvicinando.
"scusi,cosa ha detto?"
"le ho chiesto se posso sedermi qui a questo tavolo,per favore."
ora l'uomo si era fatto vedere.
era alto.
aveva tanti capelli neri che facevano le capriole sulla sua testa.
indossava una camicia anni '70 gialla coi fiori verdi.
me lo ha chiesto per favore,pensò maria.
"sì,può"
"grazie".
e ora mi ha detto anche grazie.
maria aprì la bustina di zucchero.
preferiva farlo cadere un pò mentre lo versava nel caffè,piuttosto che agitare la bustina.
era un gesto che la infastidiva e ogni volta che qualcuno lo faceva lei doveva pensare a qualcosa di bello,altrimenti le veniva voglia di alzarsi e andare via.
"mi sono seduto qui perchè ho bisogno di un consiglio."
"glielo darei volentieri,ma fra poco dovrò fare una cosa molto importante quindi.."
"ci vuole un attimo.mi deve solo dire che ne pensa"
"di cosa?"
"dei miei baffi"
"i suoi..?"
"i miei baffi.nel pomeriggio incontrerò una ragazza di cui sono innamorato.
ma i baffi.non so,crede sia il caso che io li tolga?"
i suoi occhi verde rane bagnarono il viso di maria.

l'uomo,evidentemente in attesa di una risposta al suo quesito,fece un cenno con la mano a gino,che arrivò subito.
"dottò,famo il solito?"
"no grazie gino,oggi è meglio di no.prendo un caffè macchiato,come la signorina".
il barista sembrava deluso da quell'ordinazione.
finora al suo bar,solo un cliente gli aveva ordinato qaulcosa di entusiasmante.
un bicchiere di latte,menta e un pò di sambuca.
"signorina,allora che mi dice?"
maria sentiva caldo.
sentiva il sudore che colava sulla sua testa come cioccolato sul gelato.
"non lo so.io sto pensando ad altro.le ho detto che presto dovrò.."
"deve solo dirmi se è il caso di toglierli o no.sa,la donna di cui sono innamorato è molto raffinata,elegante.
non vorrei dare un'impressione,ecco,un pò sbiascicata di me."
"un pò cosa?"
"un pò sbiascicata.di uno che trascura la sua immagine,capisce cosa intendo?"
"in verità no e non mi interessa.se ancora non l'ha capito,in questo momento non riesco a concentrarmi.
sto pensando solo al mio impegno.anzi,è tardi.io dovrei andare."
"ah,ho capito.ha un appuntamento con un uomo!anche lei è preoccupata perchè è la prima volta.è così,eh?grazie gino.tieni,il caffè lo offro io alla signorina."
disse l'uomo tirando fuori dalla tasca una banconota tutta arrotolata.
"grazie.non doveva."
"siamo sulla stessa barca,offrirle un caffè è il minimo che io possa fare!"
maria si passò la mano sulla fronte bagnata.
"oggi io mi ucciderò."
disse molto lentamente.
"ah.quindi nessun appuntamento galante!e io che la reputavo una specie di mia compagna di avventure!"
l'uomo fece una smorfia di disapprovazione e bevve tutto d'un sorso il caffè.
"le confido un segreto."disse avvicinando la testa a quella di maria che gli stava di fronte."a me quelli che agitano le bustine di zucchero mi stanno antipatici!".
e tornò seduto composto sulla sua sedia.
maria per un attimo si stupì di quel segreto,che in fondo era anche il suo,poi a voce alta disse
"ma ha capito cosa ho detto?io oggi mi ucciderò!lo farò davvero!"
"sì sì ho capito.le dà fastidio se fumo?"
"a parte che qui non si potrebbe fumare e poi.."
"gino,un altro caffè per favore!come li fai tu non ce ne sono in giro!"
"grazie dottò,c'ha sempre nà parolina bona pè me!"
maria non sapeva cosa pensare.era agitata da quella leggerezza
verde.
"..stavamo dicendo?ah sì,che lei non avrà un appuntamento con un uomo come avevo immaginato.ah,ecco!deve ancora darmi una risposta sui baffi.ci pensi.ho ancora cinque ore a disposizione.anzi,quattro ore e quaranta minuti ,perchè se sarà il caso di toglierli dovrò passare a casa e tra l'arrivare e il tornare ci vogliono almeno venti minuti."
l'uomo accese una sigaretta e guardò verso l'uscita.
come se al tavolo fosse all'improvviso solo.
fuori al bar passò un signore che alzò la mano per salutarlo.
"ciao armandì,fà il bravo,eh!"urlò l'uomo dal tavolo.
ho preso il caffè con un pazzo.gli ho detto che mi ucciderò e non gliene frega niente.
maria era triste.
non era così che si era immaginata quella mattinata.
"ora devo andare.arrivederci.grazie ancora del caffè.",disse mentre si alzò dalla sedia,sulla quale il sudore aveva disegnato la forma delle sue natiche.
(quell'immagine sembrava un quadro da appendere ad una  camera da letto).
"e il consiglio che le ho chiesto?risponda alla mia domanda,per favore"
anche in quel frangente così disperato,la cortesia di quell'uomo bussò all'animo tormentato di maria.
"penso che non debba toglierli.sta bene.a me piacciono gli uomini coi baffi."
maria non li disse,ma quello,dopo la questione della bustina dello zucchero,era il suo secondo segreto.
"che bella notizia!grazie,signorina!ora so cosa fare!ah,scusi,prima che mi dimentico,se ha intenzione di farsi investire,sappia che a quest'ora non passano macchine.dovrà aspettare almeno un paio d'ore.quando gli impiegati escono per la pausa pranzo,per esempio.
perchè non aspetta qui con me?chiacchieriamo un pò.e poi gino fa dei panini ottimi!".
maria,decise di non pensare e si sedette di nuovo.
guardò gli occhi verde rane dell'uomo e pensò che in fondo,anche quel sabato,non era quello giusto.

pre_sentimenti

lavare i denti in terrazza sarà l'unico atto trasgressivo di oggi
me lo sento.

oreundiciecinquantaquattrobuongiorno

dovreifareladocciaaimieipensierimaancoranonpuzzanocosìtanto

lunedì 27 giugno 2011

gli uomini coi baffi,che siano santi criminali imprenditori od operai, mi inteneriscono.
un processo emotivo che da quando sono bambina  ho scelto di non spiegare a me stessa.
ho mille girini nel cuore.
vorrei entrare.
nelle poesia di due righe letta poco fa.nelle foto di mia madre ragazza.per avere i capelli cotonati e  indossare quella minigonna con le farfalle che mi descrive sempre.vorrei entrare nella sua stanza mentre lui non c'è.per piegare il pigiama che indossa quando va a dormire.vorrei entrare in quel vaso di pomodori.forse capirei perchè nascono un pò rossi un pò gialli un pò marroni.vorrei entrare in una filastrocca.e fare una giravolta ad ogni rima.vorrei entrare solo per il gusto di sbattere la porta.
ho mille girini nel mio cuore.
rosa.

domenica 26 giugno 2011

questa la capisco solo io.

apre il finestrino con la manovella.
il braccio è totalmente  fuori.

subito impaziente,la mano entra nel vento.
che la comanda.
rigida come porcellana lei si alza.
poi si stende.
poi cade.


lui la vuole ma lei è una mano timida.






si entra in galleria.
il braccio deve rientrare in macchina.
il vento le dice di restare.
lei dice che non può.
lo accarezza.
e come un giglio
si ritira.
potrei mangiare un fiore per la fame che ho.

ernesto

le camicie che indossa sembrano fatte delle stofffe degli ombrelloni.
quelle a righe blu rosse e gialle un pò sbiadite o con motivi floreali di specie indefinibile.
cammina curvo girandosi da una parte all'altra.
velocemente.
non per cercare qualcosa.non perchè ha paura.
ma perchè la sua testa vuole andare prima di là poi di qua.
forse si chiama ernesto.così mi piace chiamarlo.
quando si avvicina alla fermata ti guarda sorridendo.
dopo un pò capisci che non sta guardando te ma qualcosa nelle tue pupille.
e la paura se ne va.e quasi speri che ti dica cosa ci ha trovato dentro.
lui che gli occhi ce l'ha sporgenti come uova.

uno spaventapasseri dallo scatto tenero.




ieri gli ho fatto spazio sotto l'albero perchè anche lui potesse stare all'ombra.
ma ernesto  ha preferito sorridere sotto il sole.

giovedì 23 giugno 2011

quando lucida le maniglie vuol dire che stanno arrivando ospiti.

identikit

candide carni                                                               























isteriche

ore 21.01



ore 20

sono distratta dal sudore.
sono distratta dagli orari.
sono distratta dal tuo sonno.
sono distratta dall'ostinazione che porta lì.
sono distratta dall'idea di un bacio.
sono distratta dalla birra e dal sudore che fa venire.
sono distratta dalla birra.
sono distratta dai miei eccessi.
sono distratta dai miei difetti.
sono distratta da quello che ancora deve venire.
sono distratta dall'età di mio padre.
sono distratta dal sorriso di sara.
sono distratta dalle molliche che sto facendo cadere.
e dalle formiche che potrebbero arrivare.
sono distratta dalla lucetta rossa dello scaldabagno.
pèrchè si è spenta all'improvviso?
sono distratta dal cielo che si impregna di notte sempre più tardi
sono distratta da un rumore che non so se lo senti pure tu.
sono distratta dalle pesche che ha comprato per me.
sono distratta da un'ape che sbatte il muso sulla persiane.
sono distratta da questa canzone.
sono distratta dalla concentrazione che ci vuole in questo momento.
sono distratta dall'errore.
sono distratta dalla pancia che prottegge un bimbo.
sono distratta dall'orlo dei pantaloni neri.
devo chiederle di rifarlo.


sono distratta dagli esempi.mi servono.ma sono troppi.
sono distratta dal sudore.
sono distratta.non mi distrarre per favore.

mercoledì 22 giugno 2011

l'origano è nell'angolo.









(credo voglia confidarmi un segreto)










liste

 lista della spesa di oggi

biscotti con le gocce di cioccolato
birra,meglio in bottiglia che quella in lattina dopo un pò sa di ferro
*deodorante
detersivo per i panni al muschio bianco




lista senza nome e sottolineatura

hai presente quando incontri una persona che se gli dici che ti piace sentire il rumore dei tacchi sull'asfalto sorride?
che camminerebbe con te tutta la notte in silenzio?
che quando ti guarda tu ci provi a guardare d un'altra parte ma il suo sguardo è il posto più morbido in quel momento?
che cucina sempre la stessa pasta.ma quella pasta è così buona.
che ha una voce color blu.
che guarda i luoghi come li guardi tu?
ora ho sonno per riuscire a continuare anche questa lista.
se hai incontrato questa persona,non la far andare via.



*priorità alta.se non riesci a trovare infasil prendine uno a caso

martedì 21 giugno 2011

estate

far uscire i piedi fuori dalle lenzuola mi spaventa sempre un pò all'inizio della notte.






lunedì 20 giugno 2011

non sono più piccola

alle sette di mattina

ogni mattina se ne sta lì.
che avrà da raccontare.
quando c'è lui sta in piedi,gli sta davanti e si dondola un pò.
con le braccia incrociate e il naso che sembra appeso al cielo.

ogni mattina,lei sta davanti al bar.vicino al tavolino quello sulla destra.
accanto alla pasticceria.
i suoi tratti sono talmenti scialbi che mescolati dal mio sguardo veloce sembrano speciali.


porta sempre la gonna e quegli occhiali orizzontali neri come cremini sugli occhi.
parla.
come se avesse un gran pubblico davanti.
e invece cè solo lui.
che non la guarda negli occhi.
lui guarda fisso verso il parco.
poi ogni tanto le sue pupille stringono quelle di lei.
per dirle che lui la ascolta,lui c'è.
anche se guarda l'erba.
che alle sette di mattina  sembra una spugna
mai usata.
e allora lei continua.
porta sempre tacchi altissimi.
e la riga in mezzo.
che separa i lunghi capelli neri.
sempre trasandati,poco puliti.

forse a lui piacciono i suoi spaghetti
neri bolliti.
tutte le mattine coi tacchi,la gonna e quelle parole.
ogni tanto,quando ho tanto sonno vorrei sedermi al tavolo ed ascolatrla.
o forse guardare anch'io il parco.

stamattina però era seduta.
lui non c'era.
e lei portava le scarpe basse.

domenica 19 giugno 2011

mi piace vedere la mia lunga gonna verde gonfiarsi di vento.
e di me.









un'alga
elegante che abbraccia il vento.

sabato 18 giugno 2011

quando ero piccola mi piaceva tanto quando in viaggio,in autostrada,la macchina entrava in galleria.
per me era come entrare in un mondo strano.mi sdraiavo sul sedile,mi toglievo le scarpe e imprimevo i piedi sul finestrino.chiudevo gli occhi.li riaprivo.li chiudevo.
la luce gialla dei neon appariva e scompariva e questo mi dava conforto.
perchè io non scomparivo.
io ero lì.
sul sedile della macchina.
coi miei genitori.
ero al sicuro.
a volte,quando quella sensazione non mi bastava,restavo seduta e,mentre la macchina andava,guardavo dal finestrino,aspettando il momento in cui avrei visto il segnale dell'uscita di emergenza.
ogni sei  metri circa c'era un cartello.
sul cartello era disegnato un omino che correva verso una porta.
sotto c'era una porta.
io aspettavo il momento di vedere quella porta.
era un attimo.vedevo la porta per un secondo e continuavo a guardarla con la testa girata all'indietro.
cosa c'è li dentro?mi chiedevo.
mio padre diceva che entrando lì ci salvava dagli incendi.
sì,ma cosa c'è?com'èfatto quel posto?
c'è qualche signora che ti accoglie all'entrata,ti fa accomodare su un divanetto nell'attesa di prendere i tuoi dati?
o forse c'è  una specie di labirinto da percorrere fino ad un'uscita?

la galleria resta per me un mistero.
un buco nel mio cielo.
rosa.

giovedì 16 giugno 2011

la terrazza

disegno di megali dulain

quando sono imbarazzata produco errori.
è l'unica spiegazione che ho dato a me stessa quando ho letto ciò che ho scritto qui ieri.

sono imbarazzata perchè sto condividendo la mia terrazza emotiva.
ognuno di noi ha una terrazza emotiva,credo.
alcuni hanno anche una terrazza concreta,quella fatta con la calce.

c'è chi nella terrazza stende i panni.
chi la usa per riposare.
alcuni nella terrazza hanno l'armadietto degli attrezzi.
conosco una persona che nella terrazza ci ha  messo una lavatrice.
c'è chi ci vive.
nella mia ci sono le piante.
basilico origano peperoncino e pomodori.
le terrazze sono le bocche delle case.
chi ride.
chi urla.
chi fuma.
chi tace.
chi ascolta.
chi si butta.
chi mangia.
chi si bacia.
chi si apre.
chi si chiude.
chi si apre.

mercoledì 15 giugno 2011

in_vasi

mio padre dice che quando nella pianta di basilico vengono fuori i fiori bianchi bisogna strapparli perchè i fiori bianchi dicono alla pianta che è pronta e che non c'è più bisogna che cresca.
oggi sono in terrazza e ho visto i fiori bianchi.
li ho tolti.


oggi ho interferito nell'esistenza del basilico e non so se mi piace.