martedì 14 maggio 2013

tre pensieri profondi.

in questi giorni di risposo forzato è necessario non farsi agguantare dai pensieri profondi.
ci ho provato qualche volta.
non nel senso che sono anadata a cercarli.
sono venuti mi hanno chiesto se potevano restare con me e io li ho accolti.
non dovevo farlo.
perchè poi mandarli via è stato imbarazzante
è stato troppo
è stato in un modo che non riesco a definire.
e così ho deciso di pensare solo a cose leggere
e quando arrivano quei pensieri
li saluto
senza guardarli negli occhi
come si fa a scuola
quando la professoressa sta per dire il cognome dell'interrogato.
dicono,e forse è vero,che incrociare il suo sguardo alza le probabilità di essere chiamati.
loro passano,
e magari cercano altri ospiti
chi lo sa.
a volte riesco in quest'impresa con facilità
senza impegno.
altre volte è una fatica.
e così,per riempire il tempo e la mia mente, faccio cose che non mi sono mai piaciute:
la settimana enigmistica
guardo programmi di cucina
ho capito finalmente cos'è una tartare e qual'è l'utilità dell'avocado in cucina.
a volte, mentre guardo quei programmi in cui sembra così gioioso e colorato cucinare penso(io che al massimo so condire un'insalata)che se volessi potrei diventare una chef.
con la mia creatività,l'avocado potrei metterlo pure nelle zuppe.
mangio arance(mai mangiate in trent'anni di vita)
e vado su internet senza sapere di cosa sono in cerca.
quello che mi viene in mente lo digito e lo cerco su google.
che si tratti di un presentatore televisivo un animale in via di estinzione o un tipo di tisana è indifferente.

cavolo.
sta arrivando.
uno di quei pensieri profondi.
stavolta mi ha presa alla sprovvista perchè sto scrivendo.
ora neanche quando si scrive si può stare tranquilli?
forse se scrivo qui il pensiero profondo
non sono io ad ospitarlo ma questo grande rettangolo bianco pieno di parole.
e poi magari il pensiero resta qui.
e gli piace così tanto stare qui
che non lo vedo più arrivare con quell'aria spavalda.
sta arrivando.eccolo.
entra.
ti presento il mio rettangolo bianco.
il pensiero profondo di oggi è che mi sembra di non riuscire ad entrare nella vita degli altri.
qualcuno mi pensa ogni tanto come io faccio con gli altri?
qualcuno si ricorderà di me?
gli altri hanno voglia di entrare nella mia vita?
o gli viene voglia di scappare subito,appena intravedono il mio appartamento
emotivo? 
io non entro nelle vite degli altri.
sto sulla soglia,forse.
ma non entro.


arriva un altro pensiero profondo.
questo è troppo però.
quando sono più di uno a venire a cercarmi è quasi impossibile scamparla.
questo pensiero però ha la faccia buona.
sta fermo.

una vita è entrata da poco dentro di me.
ha avuto il coraggio di entrare e restare.
senza sapere se sarò capace di essere forte
di preparare un pranzo che non sia un'insalata
di sorridere anche quando viene da piangere
di guardare le cadute senza apprensione
di dare spiegazioni grandi e importanti
di far addormentare anche se io non so addormentare neanche me stessa.
che coraggio a restare.
se una vita entra dentro di me in questo modo incondizionato
io dovrò per forza entrare.
e ci vorrà coraggio anche per entrare.




forse io so varcare la soglia.
forse io so entrare.
e so far restare.
e a questo punto,se volessi, io potrei anche diventare un grande chef.


questo era il numero tre.
il pensiero profondo numero tre.



venerdì 10 maggio 2013

una storia.parte seconda

“sei in ritardo di tre minuti.”
Sorrido.
“perché sorridi?non ti ho dato il buongiorno,ti ho detto che sei arrivata in ritardo.cos’è successo stavolta?mentre contavi le rondini che svolazzavano sopra la tua testa ti sei persa?”.
Vado dal signor Buffò tutte le mattine.
Gli porto il giornale,gli preparo la colazione,mi prendo cura  della casa,ma principalmente mi occupo di scrivere a macchina ciò che lui mi detta.
Il signor Buffò è uno scrittore.
Ha scritto parecchi romanzi,saggi di filosofia,articoli su riviste culturali.
In passato la giornata tipo era questa:usciva tutte le mattine alle sette e trenta,comprava il giornale,beveva il caffè al solito bar e andava all’università dove insegnava letteratura.
Al ritorno comprava qualcosa che la moglie gli aveva chiesto, e a casa scriveva fino a tarda notte.
Poi,negli anni settanta  c’è stato l’incidente in macchina.un incidente grande e brutto che ha provocato la morte della moglie e lo ha fatto stare molto male.
Ora il signor Buffò è parzialmente paralizzato,sta sulla sedia a rotelle ed è sempre arrabbiato.
Quando mia madre,sua collega all’università,mi aveva detto che quel suo amico scrittore stava cercando una specie di segretario tuttofare avevo pensato che sarebbe stata un’occasione imperdibile per me.
Avrei guadagnato un po’ di soldi e allo stesso tempo sarei stata a contatto con un vero scrittore.
Ora non la penso così.
Il signor Buffò è antipatico pignolo e si lamenta in continuazione.
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 “allora,questo caffè lo sta raccogliendo in Brasile?non ho tempo da perdere io!”.
Non rispondo mai al signor Buffò.sia perché in generale parlo poco,solo se molto necessario,sia perché le sue parole si tuffano nel mio petto come pietre.e non so che fare.
Mia madre dice che anche questa è gavetta,che si impara così,sopportando in silenzio.
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Penso a dan spesso.
Non perché mi manchi o perché ho voglia di stare con lui.
È che lui per me era un cappotto.
Che mi copriva dal grande freddo.
E ora che non c’è devo ripararmi da sola dalle intemperie.